CO2 a libelli record e siamo riusciti ad alterare anche il jet stream

Laboratorio Metrologico Ternano

CO2 a libelli record e siamo riusciti ad alterare anche il jet stream

14 Maggio 2019 Articoli cambiamenti climatici Clima CO2 eventi estremi eventi metereologici Greta Thunberg ondate di calore surriscaldamento globale 0

Oggi la notizia del giorno è che la CO2 in atmosfera ha superato la soglia delle 415 parti per milione (ppm).

Il picco è vaore è stato registrato sabato al Mauna Loa Observatory delle Hawaii ed è il più alto degli ultimi 800mila anni, cioè di tutto il periodo per cui abbiamo dati misurati.

Per chi ancora coltivasse dei dubbi sulle responsabilità umane dei cambiamenti climatici, magari fuorviato da certe informazioni sballate che girano sulla stampa (vedi il nostro editoriale Greta e il gelo globale: quei titoli di giornale che sbagliano tutto sul clima), continua intanto a crescere la lista di studi scientifici che evidenziano i legami tra surriscaldamento globale e attività dell’uomo.

In un recente documento, Extreme weather events in early summer 2018 connected by a recurrent hemispheric wave-7 pattern (allegato in basso), i ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) hanno scoperto cosa avevano in comune le ondate eccezionali di calore che hanno colpito l’emisfero settentrionale negli anni passati.

Tra giugno e luglio del 2018, una serie di eventi meteorologici estremi ha coinvolto quasi simultaneamente diverse aree geografiche: siccità e temperature elevatissime negli Stati Uniti e in Europa occidentale, piogge torrenziali e inondazioni in Giappone e nell’Europa sudorientale.

Tutti questi eventi, secondo gli scienziati, erano collegati a una particolare configurazione del jet-stream, la corrente a getto della circolazione atmosferica.

Difatti, il jet-stream aveva formato una struttura a onde (wave pattern) molto persistente a una decina di km d’altezza nell’atmosfera, che aveva sostato per parecchie settimane nell’emisfero settentrionale, influenzando in modo più intenso e duraturo le condizioni climatiche delle regioni interessate.

Più in dettaglio, nel documento si parla di “onde di Rossby” nei meandri dei flussi d’aria atmosferici: in certe occasioni, tali onde possono permanere a lungo, trasformando il caldo abituale in siccità e le normali piogge in tempeste e allagamenti.

“Abbiamo rilevato una stretta relazione tra questo pattern e le ondate persistenti di calore in Europa occidentale, America settentrionale e nella regione del Mar Caspio”, precisa uno degli autori della ricerca del PIK, Dim Coumou, in una nota divulgativa (traduzione nostra dall’inglese con neretti).

E questo pattern atmosferico, aggiunge lo scienziato, era presente nei periodi di caldo fuori scala in Europa durante le estati del 2003, 2006 e 2015. Nei due decenni prima del 1999, si legge poi nella nota che riassume le analisi climatiche, non si erano mai registrate configurazioni di onde di Rossby che erano rimaste stabili nell’atmosfera per un paio di settimane o più; ma dopo quella data, si sono già osservate sette estati con caratteristiche analoghe.

Insomma, gli eventi estremi del 2018 non erano casuali, ma direttamente connessi alla presenza di questo pattern atmosferico sempre più ricorrente nel jet-stream dell’emisfero settentrionale.

Inoltre, gli scienziati sono convinti che la struttura a onde che hanno identificato si ripresenterà in futuro con maggiore frequenza, a causa dei cambiamenti climatici antropogenici (provocati dall’uomo).

La persistenza del pattern, che a sua volta contribuisce a estendere le ondate di calore, spiegano ancora gli autori del documento, può essere favorita dalla maggiore differenza di temperatura tra terra e oceano, perché le masse terrestri tendono a riscaldarsi più velocemente delle superfici marine.

Quindi è proprio questa differenza di temperatura tra terra e oceano, sempre più marcata, che sta modificando la circolazione atmosferica, aggravando il rischio che si manifestino disastri ambientali in vaste aree geografiche.

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