Sardegna, ok dalla Commissione VIA per un tratto di dorsale gas, ma la partita è ancora aperta

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Sardegna, ok dalla Commissione VIA per un tratto di dorsale gas, ma la partita è ancora aperta

1 Ottobre 2019 Articoli Gas metanizzazione Sardegna sardegna 0

La Commissione per la valutazione di impatto ambientale (VIA) ha dato pochi giorni fa l’approvazione per il progetto di dorsale del metano in Sardegna, almeno per ciò che concerne una troncone, quello sud.

In molti stanno cantando vittoria, a cominciare dalla giunta regionale, la Cgil sarda (Filctem – Federazione Italiana Lavoratori Chimica Tessile Energia Manifatture) e le altre sigle sindacali, oltre alla joint venture Snam e Società gasdotti Italia, Enura, che ha progettato questa opera che, più passano i mesi, facciamo fatica a considerare utile alla Sardegna.

Un’opera che avrebbe forse avuto senso alcuni decenni fa e che è ormai superata dai fatti e dalle nuove tecnologie (rinnovabili, storage, elettrificazione dei consumi).

Oltre ad impattare sul territorio questi tubi quasi sicuramente dovranno essere pagati dagli isolani, alla faccia dei risparmi sui costi dell’energia per i sardi che alcuni stimano intorno a 400 milioni di euro. Difficilmente i costi di questa infrastruttura verranno pagati da tutti gli italiani. Al momento infatti non c’è la minima trasparenza su quanto peserebbe tutto ciò sul costo del gas per i cittadini e le imprese sarde.

Secondo alcuni organi di stampa locali, entusiasti per il recente responso della VIA, entro febbraio dovrebbero partire i lavori, e forse i cantieri già a metà 2020. Addirittura già nel 2022 il metano dovrebbe, in teoria, entrare nelle abitazioni e nelle imprese sarde.

Il gasdotto passerà a 1,5 metri di profondità e sarà lungo 580 km. Due saranno i tratti: troncone sud, da Cagliari a Palmas Arborea, che passerà per il Sulcis, è quello che ha avuto il parere positivo; quello nord, da Palmas Arborea a Porto Torres e Olbia, sarà collegato anche a Sassari e Nuoro (qui l’iter dovrebbe partire a giorni).

Ma la partita non è affatto chiusa e le scelte se fare o meno quest’opera spetteranno al governo e al Ministero dello Sviluppo in particolare.

Speriamo che non ci ammorberanno anche loro con la solita storiella del gas come fonte di transizione. È una balla e dirla ora quando, a favore di telecamera, si appoggiano le istanze dei cortei che in questi giorni hanno chiesto dalla politica fatti contro la crisi climatica, sarebbe ancora più vergognoso. E intanto aspettiamo pure l’analisi comparata gas vs elettricità per la Sardegna affidata a RSE.

Come ha scritto Antonio Muscas su Il Manifesto sardo, l’assurdità di questa infrastruttura, vecchia nei tempi e nella logica, sta in alcuni dati energetici del residenziale e livello di industria.

In Sardegna già nel 2011 oltre il 47% delle abitazioni residenziali era dotata di pompa di calore con punte del 73% per le abitazioni di classe energetica B. L’utilizzo delle biomasse (legna e pellet) inoltre riguarda oggi oltre il 40% degli impianti. Sul fronte del riscaldamento poi i combustibili fossili nel periodo 2005-2014 sono crollati: -53% per il gasolio e -30% per Gpl. Ed è anche per questo, spiega che, “in un momento in cui soprattutto in Sardegna si vuole puntare sulle rinnovabili e l’Ue si appresta a concentrare i finanziamenti sul settore, la metanizzazione rappresenta un non senso, un arretramento ingiustificabile”.

Sul fronte dell’industria sarda, continua, “il rilancio delle attività non passa necessariamente per la metanizzazione e comunque non potrebbe essere una fabbrica oggi dismessa come l’Eurallumina, o (vien da sorridere) la presunta industria della ceramica a giustificare un’opera da oltre 2 miliardi di euro”.

Il punto chiave è che, anche dal punto di vista delle attività produttive, la Sardegna deve guardare avanti e ripensare il suo ruolo. Da qui si dovrebbe ripartire per programmare un mix energetico dell’isola, pulito e capace di orientarsi soprattutto sull’elettrificazione dei consumi, andando a soddisfare i veri bisogni della Regione.

Se protestare e lottare per il clima è spesso frustrante perché rischia di portare avanti istanze e richieste troppo globali e a volte generiche, e non si riesce a focalizzare mai un avversario chiaro, né a trovare alternative credibili, allora ecco che nella battaglia, sicuramente più circoscritta ma concreta, quella contro il metano in Sardegna, questi elementi ci sono tutti: il pericolo da scongiurare, gli avversari da affrontare e le soluzioni da proporre.

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