Perché l’auto a guida autonoma rischia di aumentare traffico e inquinamento

Laboratorio Metrologico Ternano

Perché l’auto a guida autonoma rischia di aumentare traffico e inquinamento

25 Settembre 2019 Articoli auto elettrica car sharing città emissioni CO2 guida autonoma inquinamento urbano mobilità condivisa mobilità urbana sviluppo sostenibile 0

Le auto del futuro rischiano di congestionare ancora di più le città e peggiorare l’inquinamento.

Un nuovo rapporto di Transport & Environment (TE), Less (cars) is more: how to go from new to sustainable mobility (allegato in basso) lancia un allarme sul possibile sviluppo incontrollato della nuova mobilità incentrata sui veicoli a guida autonoma.

La guida autonoma, infatti, è una delle tecnologie che potrebbero modificare profondamente il modo di spostarsi nei centri urbani per milioni di persone.

Diverse case automobilistiche, tra cui FCA in collaborazione con Waymo, stanno già sperimentando l’utilizzo di vetture senza conducente.

Tuttavia, i servizi di mobilità condivisa con veicoli automatizzati – taxi, minibus, vetture di car sharing – secondo TE potrebbero determinare degli effetti collaterali per la qualità della vita nelle città, portando a un incremento del traffico e delle emissioni inquinanti, a causa della domanda in crescita per tali servizi che farà salire il numero di km percorsi dai veicoli.

Il punto evidenziato dal documento di Transport & Environment è che l’utilizzo in condivisione delle auto con sistemi di guida autonoma dovrebbe essere inserito in una strategia più ampia di “mobilità sostenibile”.

Non basta puntare sull’auto elettrica e sui servizi di sharing, sostengono gli esperti di TE, perché la diffusione massiccia di veicoli a batteria super-tecnologici non risolverà il problema del traffico e dei parcheggi, anzi potrebbe perfino aggravarlo, senza un’adeguata pianificazione urbanistica orientata alle soluzioni “verdi”.

Si parla, in particolare, di: potenziare il trasporto pubblico locale (ferrovie, metropolitane, bus); favorire le forme “attive” di mobilità (spostamenti pedonali e in bicicletta); promuovere altri servizi di condivisione, ad esempio quelli con scooter elettrici; definire piani di circolazione per il traffico privato, riducendo lo spazio disponibile per le auto e ampliando quello riservato a pedoni, biciclette, mezzi pubblici.

L’obiettivo, insomma, è quello di scoraggiare il più possibile l’impiego delle auto nelle città (vedi anche questo approfondimento su altri studi sullo stesso tema).

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