Le pale eoliche, un po’ di verità sul presunto killer degli uccelli

Laboratorio Metrologico Ternano

Le pale eoliche, un po’ di verità sul presunto killer degli uccelli

23 Ottobre 2019 Articoli avifauna ed eolico Eolico impatto eolico 0

Quando cominciò a diffondersi l’energia eolica, su quella fonte piovvero accuse di ogni tipo, alcune discutibili, ma non infondate, come quella di impattare sul paesaggio, e altre più surreali, come quella di far impazzire il bestiame, per il continuo movimento delle pale.

Pian piano nel mondo le comunità (un po’ meno in Italia…) sembrano aver imparato ad accettare di convivere con le torri eoliche, anche nell’ottica del “male minore”: un rimedio magari invadente, ma necessario per tentare di evitare il disastro climatico.

C’è però una critica che è rimasta appiccicata alla fonte eolica, e che fa particolarmente male a chi la difende, essendo spesso esso stesso un ambientalista: quella di essere un “killer di uccelli”, uccidendone a frotte per le collisioni contro le loro pale.

A molti sembra impossibile che un agilissimo volatile, in genere dotato di vista acuta, cozzi contro una gigantesca turbina eolica, le cui pale sembrano muoversi così lentamente: in realtà nelle turbine più grandi, la circonferenza percorsa ad ogni giro è così lunga, che la punta della pala si muove a 80 metri al secondo, 280 km/h, potendo così sorprendere anche l’uccello più veloce.

«Inoltre – aggiunge Marco Dinetti, ecologo urbano della Lega italiana protezione uccelli (Lipu) – le torri e le pale eoliche sono dipinte di bianco: nelle mattinate di nebbia, può quindi accadere che un uccello ci sbatta contro anche se sono ferme, non distinguendole in tempo. Per ridurre questo effetto, basterebbe marcare le turbine con qualche colore vivace, per renderle più visibili».

Insomma sì, è vero, le turbine eoliche uccidono gli uccelli (e i pipistrelli, che sono così delicati che basta la variazione di pressione atmosferica provocata dal movimento della pala, per danneggiargli i polmoni).

Il punto, però, è quanti ne uccidono? Sono così “assassine” che i benefici ambientali che portano, riducendo il cambiamento climatico, non compensano la strage? Oppure gli uccelli caduti sotto le torri eoliche sono un prezzo accettabile da pagare?

La risposta non è semplice, anche perché dipende da tanti fattori, come altezza e grandezza delle turbine, l’area dove sono messe (per esempio lungo una rotta di migrazione) e l’abbondanza di volatili nell’area.

«In ogni caso a minacciare gli uccelli non ci sono solo le turbine eoliche dice Dinetti – ma l’uomo ha disseminato l’ambiente di “trappole involontarie” incredibilmente efficaci nell’uccidere volatili: per esempio le linee elettriche, le strade, che spesso gli uccelli attraversano a bassa quota per prendere insetti e roditori rifugiatisi nella vegetazione sui bordi, e gli stessi edifici, soprattutto quelli con grandi vetrate».

Nel 2015 il biologo Scott Loss, della Oklahoma State University, stimò che le turbine eoliche ammazzassero negli Usa ben 570mila uccelli selvatici l’anno. Una strage spaventosa?

No, se si considera che le linee elettriche ne ammazzerebbero 23 milioni, 200 milioni i veicoli e ben 600 milioni le finestre degli edifici, soprattutto quelle dei grattacieli di città poste sulle rotte migratorie, come Chicago. E poi si può aggiungere che i soli gatti ne ammazzerebbero 1,3 miliardi l’anno, di cui 221 milioni fatti fuori dai tranquilli mici di casa.

Insomma già quella ricerca relativizzò molto il ruolo di killer dei volatili delle pale eoliche.

Adesso però un altro studio (allegato in basso), condotto su dati molto più dettagliati, avvicina ancora di più l’assoluzione dell’energia del vento, come fattore di distruzione della fauna selvatica.

L’autore è Ruiqing Miao che, con colleghi del dipartimento di economia agricola della Auburn University, Auburn (Alabama), ha incrociato i dati di costruzione delle 49mila turbine eoliche onshore presenti negli Usa a fine 2014, con quelli di abbondanza di uccelli selvatici nelle stesse aree, rilevati da biologi e ornitologi.

Inserendo tutto in un complesso modello matematico, i ricercatori sono stati in grado di stimare non solo quale effetto avesse l’arrivo della turbina in una certa area sulla fauna aviaria, ma quale tipo di impianto sia più letale e a quale distanza il suo effetto svanisca.

«Abbiamo concluso che ogni turbina installata nel paese, comporti la morte ogni anno di un numero di uccelli adulti compresi fra uno e tre, a secondo delle zone considerate», dice Miao. «Prendendo per buono il dato peggiore, si arriva ogni anno all’uccisione di circa 150mila uccelli da parte delle turbine eoliche, cioè molto meno di quanto ipotizzato da Loss».

Ma la ricerca ha scoperto anche altre cose sorprendenti.

«Alcune specie di uccello, soprattutto quelle che nidificano nell’erba delle praterie, sembrano addirittura beneficiare della presenza delle turbine eoliche, con un lieve aumento della loro numerosità, quando queste vengono installate. Questo potrebbe dipendere dal fatto che quegli impianti tengono alla larga, come giganteschi spaventapasseri, i predatori di quegli uccelli, soprattutto i rapaci».

E la ricerca di Miao e colleghi, svela anche molto su come si potrebbe ridurre ancora l’impatto di questa fonte energetica sull’avifauna.

«Si nota nei dati, che torri più alte riducono l’impatto sugli uccelli, mentre pale più lunghe lo aumentano. Alzare quindi le torri, senza aumentare la potenza delle turbine, già potrebbe diminuire le morti dei volatili. Inoltre, controllando l’impatto a varie distanze dagli impianti, si nota che l’effetto negativo sull’avifauna svanisce oltre i 1600 metri dall’ultima turbina».

Questo vuol dire che anche semplicemente creare “zone cuscinetto”, larghe circa 2 km, in cui evitare di installare pale eoliche, intorno alle aree più frequentate dagli uccelli, come paludi o rotte migratorie, potrebbe drasticamente ridurre il loro impatto mortale, rendendo questa fonte ancora più ambientalmente benefica di quanto lo sia già.

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