Le bugie della Cina sul carbone: oltre 250 GW di nuovi impianti in costruzione

Laboratorio Metrologico Ternano

Le bugie della Cina sul carbone: oltre 250 GW di nuovi impianti in costruzione

5 Ottobre 2018 accordo di parigi Articoli cambiamenti climatici carbone cinese Cina fonti fossili vs rinnovabili nuovi impianti obiettivo 2 gradi surriscaldamento globale temperature medie 0

Il sistema energetico mondiale si sta allontanando dalle fonti fossili, anche se l’obiettivo fissato dagli accordi di Parigi nel 2015 per salvare il clima rimarrà fuori portata, mentre la Cina ha ripreso a costruire moltissime centrali a carbone, nonostante avesse detto il contrario.

C’è più di un motivo per essere preoccupati, scorrendo i numeri diffusi in due recenti rapporti.

Partiamo proprio dalla Cina, accusata da CoalSwarm (l’istituto di ricerca basato in California che si batte contro il massiccio utilizzo di carbone nel mondo) di continuare a investire nel combustibile maggiormente responsabile delle emissioni inquinanti.

Secondo CoalSwarm, infatti, il colosso asiatico sta per essere sommerso da una nuova ondata di impianti alimentati dalla risorsa più “sporca” del mix elettrico.

Nel documento Tsunami Warning (testo completo allegato in basso), gli autori sostengono che la Cina stia realizzando centinaia di nuove centrali che però, tra 2016 e 2017, erano state colpite da diversi provvedimenti di sospensione o restrizione da parte del governo centrale.

Evidentemente, si legge nel rapporto, quei provvedimenti hanno solo posticipato la loro costruzione, come confermano le immagini satellitari pubblicate da CoalSwarm, vedi qui e nella foto sotto alcuni esempi sullo stato di avanzamento dei lavori.

Ben 259 GW di centrali a carbone sono in corso di sviluppo in Cina. Per dare un termine di confronto, in tutti gli Stati Uniti ci sono circa 266 GW di unità che bruciano hard coal.

Così la potenza totale installata in questa fonte fossile in Cina potrebbe aumentare del 25% in pochi anni, superando il tetto di 1.100 GW nel 2020 previsto da Pechino nell’ultimo piano quinquennale (siamo già intorno a 993 GW di capacità cumulativa in funzione, stando alle rilevazioni del Global Coal Plant Tracker).

Il grafico sotto riassume il quadro finora descritto.

Tra l’altro, gli autori del documento affermano che i futuri impianti siano sostanzialmente inutili oltre che antieconomici, perché quelli esistenti lavorano con un tasso di utilizzo medio inferiore al 50% a causa della sovra-capacità installata nel carbone, come chiarisce il secondo grafico che proponiamo.

Quindi, aggiunge lo studio, sarebbe molto meglio spendere 210 miliardi di dollari – tanto costeranno le nuove centrali fossili – per finanziare circa 300 GW di fotovoltaico o 175 GW di eolico (o un mix delle due tecnologie rinnovabili).

Il secondo rapporto che vogliamo citare è quello appena pubblicato dalla società di consulenza norvegese DNV-GL, Energy Transition Outlook 2018 (scaricabile qui previa registrazione gratuita).

Il punto centrale di queste previsioni è che nel 2050 il mix energetico globale sarà abbastanza equamente diviso tra fonti convenzionali (gas, petrolio, carbone) e risorse “verdi”, con un boom soprattutto del solare fotovoltaico e dell’eolico nel campo della generazione elettrica, vedi il grafico seguente elaborato da DNV-GL.

La cattiva notizia è che la transizione energetica verso le rinnovabili non procederà con la velocità richiesta dagli accordi internazionali sul clima, che puntano a limitare l’aumento medio delle temperature ben sotto 2 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto all’età preindustriale.

In sintesi, secondo DNV-GL, il carbon budget (la quantità di anidride carbonica ancora “spendibile”, leggi: che sarà ancora possibile immettere nell’atmosfera), compatibile con l’obiettivo di contenere il surriscaldamento a 1,5 gradi, si esaurirà prestissimo, intorno al 2021.

Mentre la soglia dei 2 gradi sarà superata verso il 2037, continuando di questo passo. Di conseguenza, il mondo starebbe andando verso un global warming di circa +2,6 gradi nella seconda metà del nostro secolo.

Valgono sempre, in conclusione, le raccomandazioni contenute in altri studi sull’evoluzione climatica: posto che è veramente complesso stabilire come reagirà il Pianeta a un continuo incremento della concentrazione di CO2 nell’aria, è necessario ridurre in modo molto più rapido e netto le emissioni inquinanti, per avere maggiori possibilità di evitare gli effetti più devastanti dei cambiamenti climatici, vedi anche QualEnergia.it: Clima: l’effetto domino porterà inevitabilmente a un “Pianeta-serra”?

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