La BERS smetterà di finanziare carbone e petrolio

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La BERS smetterà di finanziare carbone e petrolio

14 Dicembre 2018 Articoli Banca europea per lo sviluppo bolla del carbonio decarbonizzazione emissioni CO2 finanziamenti bancari gasdotti investimenti in rinnovabili stranded asset Tap 0

Stop agli investimenti nel carbone e nell’esplorazione di nuovi giacimenti petroliferi, in modo da concentrare le risorse sulle tecnologie pulite, senza però dimenticare il gas: la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS o nell’acronimo inglese EBRD, European Bank  for Reconstruction and Development) ha appena annunciato la strategia che guiderà le sue operazioni finanziarie nel campo dell’energia per i prossimi cinque anni, dal 2019 al 2023.

Il documento (allegato in basso) è incentrato sulla de-carbonizzazione dei paesi in cui è attiva la banca, per facilitare l’abbandono dei combustibili fossili più inquinanti a vantaggio delle fonti rinnovabili.

Difatti la strategia punta a elettrificare il più possibile i diversi settori – trasporti, industria, climatizzazione degli edifici eccetera – investendo sempre di più nella produzione di elettricità a zero emissioni (vedi anche le recenti posizioni di Bruxelles su questo punto).

L’istituto europeo, in particolare, smetterà di finanziare l’estrazione e l’utilizzo di carbone, così come la ricerca di nuove risorse di petrolio.

Ammessi, invece, gli investimenti nello sviluppo di progetti petroliferi esistenti “in circostanze rare ed eccezionali”, quando i progetti permettono di ridurre le emissioni di gas-serra o il flaring (bruciare il gas estratto assieme al petrolio, senza un recupero energetico).

In tutti i casi, evidenzia il documento, gli investimenti supportati dalla banca dovranno essere in linea con gli impegni climatici dei rispettivi governi, previsti dagli accordi di Parigi (NDC, Nationally Determined Contributions) e da gennaio 2019 saranno sottoposti a una valutazione economica che terrà conto dei principali costi ambientali (“key externalities” nel documento: le cosiddette “esternalità negative”).

Inoltre, sempre dal primo gennaio del prossimo anno, nella valutazione economica sarà applicato un prezzo “ombra” della CO2, “shadow price of carbon” nel testo, cioè un valore ipotetico del carbonio per determinare con maggiore chiarezza i costi-benefici dei progetti finanziabili, in termini di impatto ambientale complessivo.

Per quanto riguarda il gas infine, si legge nella strategia, l’EBRD continuerà a finanziare progetti in questo settore, a patto che siano compatibili con la transizione energetica a basso contenuto di CO2.

In sostanza, le nuove infrastrutture del gas non dovranno mettere fuori gioco gli investimenti in risorse rinnovabili; inoltre, dovranno evitare il rischio di diventare stranded asset (opere inutili e non più remunerative a causa delle mutate condizioni economiche, come un calo della domanda di gas), così come il rischio di “bloccare” nel mix energetico una quantità considerevole di emissioni inquinanti, correlate all’utilizzo “per inerzia” delle infrastrutture ormai costruite (vedi anche QualEnergia.it).

Da una parte, quindi, la banca europea ritiene che il gas avrà un ruolo ancora decisivo per garantire la sicurezza e flessibilità delle forniture energetiche (proprio l’EBRD lo scorso luglio aveva deciso di destinare fino a 500 milioni di euro alla realizzazione del contestato gasdotto TAP che porterà il combustibile fossile dal Mar Caspio all’Italia), dall’altro apre allo sviluppo di soluzioni più “verdi”, come il gas di origine rinnovabile e l’idrogeno.

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