Così l’Europa sta inondando l’Africa di vecchie auto inquinanti
La crisi delle vendite di auto diesel in Europa e il deprezzamento di quelle in circolazione stanno accentuando un fenomeno di “dumping ambientale” nei confronti dell’Africa destinato a peggiorare il livello di inquinamento dell’aria delle città del continente che già determina ogni anno la mortalità di un quarto di milione di persone.
Il fenomeno delle esportazioni, legali ed illegali, di veicoli usati si è accentuato dopo lo scoppio del Dieselgate, e si inserisce nel preoccupante contesto di molti paesi africani che non richiedono nemmeno lo standard Euro 4 adottato in Europa nel 2006.
Succede anche che la marmitta catalitica viene asportata prima di spedire i veicoli in Africa. L’80% di tutte le auto vendute nel 2016 in Etiopia e Nigeria erano usate, una cifra che in Kenya arrivava addirittura al 96%.
Vi è poi un’altra criticità rappresentata dall’obsolescenza dei veicoli importati. In Uganda, ad esempio, i diesel venduti nel 2005 avevano un‘età meda di 8 anni, mentre nel 2014 l’anzianità era raddoppiata.
A complicare ulteriormente la situazione si deve considerare il fatto che il carburante utilizzato è a volte di pessima qualità, con un contenuto di zolfo compreso tra 2.500 e 10.000 parti per milione.
Ma qual sono le caratteristiche del parco auto africano? Secondo l’ultimo dato disponibile, del 2014, circolavano 46 milioni di auto, mentre i veicoli usati provenienti da UE, Giappone e Usa venduti nei dieci principali paesi Sub-sahariani sono stati 800.000 nel 2013.
Di fronte a questa situazione i paesi si stanno muovendo in ordine sparso. Egitto, Marocco, Sudan e Sud Africa hanno proibito completamente l’importazione di veicoli usati, mentre gli altri Stati hanno introdotto limiti di anzianità compresi tra i 3 anni, imposti dall’Algeria, e i 15 previsti dalla Nigeria.
Anche sul fronte del carburante la situazione sta lentamente migliorando, con 11 paesi africani che hanno adottato lo standard di 50 ppm di zolfo (richiesto dall’Euro 4), ricordando comunque che in Europa e in Giappone la soglia ammessa oggi è di 10 ppm.
Ma è sul versante dei paesi che esportano veicoli vecchi e inquinanti che dovrebbe esserci un’attenzione e un controllo, al momento totalmente assenti. La Germania, in particolare, dovrebbe dare l’esempio essendo responsabile di oltre la metà delle esportazioni europee.
(articolo pubblicato sul numero di ottobre di Nigrizia, ripubblicato con il consenso della testata)
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